Dalla geometria all’algebra

di 3 Novembre 2025

Da geometriche quali erano diventate durante la Guerra fredda, le equazioni internazionali sono diventate algebriche, fitte di incognite e variabili.

Difficili da districare, impostate come sono senza una strategia chiaramente definita, tanto meno presumibile. Estemporanee le reazioni, piuttosto che propositive. Sempre incerti pertanto i risultati, continuamente rimessi in causa. Al pari di una partita di tennis. Altro che scacchi, tanto meno algoritmi 

Una situazione in cui l’Europa si trova a disagio, accusata di essere imbelle, istituzionalmente restia a proporsi come potenza militare, ridotta al ruolo di modello piuttosto che di artefice della politica internazionale. Una condizione aggravata dal fatto che, se non può prescindere dalla Russia, quest’ultima tarda a convincersi che il suo futuro è in Europa.

Nel rifiutare l’Europa per dichiararsi euro-asiatica, Mosca rivela piuttosto la sua persistente preoccupazione per una Cina demograficamente e geograficamente incombente sull’estremo oriente siberiano. Voltando le spalle all’Europa, sentenzia il massimo sinologo russo, “per i prossimi vent’anni la Russia sarà il paese più solo al mondo”.

Priva anch’essa di alleati fidati, la Cina non si propone di sovvertire l’ordinamento internazionale, ma non ha alcun interesse a contribuire nel rafforzarne le regole. A lungo estranea all’andamento delle questioni internazionali, l’atteggiamento di Pechino è competitivo, non conflittuale come quello di Mosca. La crescente sua assertività regionale punta però ad affermare il multipolarismo, fra sfere d’influenza esclusive. 

Il resto del mondo, pur avendo cambiato i suoi connotati, conserva la sua terzietà fra occidente ed oriente. Corteggiati dai cinesi e dai russi, i ‘BRICS’ rimangono un’aggregazione eterogenea, astratta, persistente terreno delle contese fra i Grandi. Il periplo asiatico di Trump, più che ad affermare la potenza americana, è servito a raccogliere la talvolta grottesca deferenza riservatagli e a raccogliere ingenti investimenti e vantaggi commerciali.

Lo stesso incontro con Xi non ha fornito alcuna indicazione sulle possibili prospettive bilaterali, né sul rispettivo atteggiamento nei confronti delle crisi in corso. L’enigmatico contegno, prettamente asiatico, del suo interlocutore ha semmai fornito l’ennesima conferma che l’irruenza del Presidente americano non può di per sé servire a sciogliere i nodi strategici del momento.

In un mondo palesemente privo se non altro di un qualche meccanismo per la comune gestione dei beni pubblici globali, del sestante necessario ai naviganti, l’Europa rimane alla finestra, impossibilitata ad incidere.

L’Italia, dal canto suo, continua ad illudersi di poter contare, di poter mediare fra le due sponde dell’Atlantico, persino fra Washington e Teheran! Priva di una coscienza di sé, immersa nella costante sua commedia dell’arte, immemore degli ammonimenti di De Gasperi secondo il quale “il miglior modo di far politica interna è di dedicarsi alla politica estera”, rimane subalterna, passiva.

Per evitare l’apatia e l’indifferenza ad avvenimenti ritenuti straripanti, per ridurre cioè le incognite e le variabili delle attuali equazioni algebriche internazionali, l’essenziale, ha ripetuto il Presidente Mattarella ad una classe politica italiana alquanto improvvisata, è di ristabilire il multilateralismo, restituendo alle Nazioni Unite la loro funzione di “argine e pilastro”. Contro l’affermarsi delle stesse “nuove Compagnie delle Indie” che operano al di fuori del controllo degli Stati.

Ogni ‘rattoppo’ si rivela ormai non più sufficiente. Per gestire la complessità dei nostri giorni, la ragion di Stato, posta dai nostri Machiavelli e Botero a fondamento dell’arte di governare, non basta più.

Nell’immediato ultimo dopoguerra, quando all’ONU fu affidato il compito di presiedere al riordino dei rapporti internazionali, vi fu chi propose l’adozione di un ‘realismo etico’, fra le urgenze immediate e la visone ideale del futuro.

Indispensabile è comunque ritrovare il filo conduttore, l’orientamento, il comune senso di direzione.

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