“Una risata vi seppellirà”, ammoniva Bakunin, l’anarchico.
Il dramma che il mondo intero sta vivendo viene recitato come una riedizione della commedia dell’arte: senza cioè una trama prestabilita, con ogni attore che la interpreta a modo proprio. Nell’improvvisazione di affermazioni estemporanee, che suscitano sorpresa o mera ilarità, non sconcerto né scoramento.
Una situazione mirabilmente descritta da Goldoni nei suoi ‘L’amante militare’ o ‘La guerra’, rappresentato al Carnevale di Venezia del 1760. Con i suoi personaggi affini e diversi, portatore ognuno delle proprie ragioni, in un misto di arroganza e incoscienza.
Al giorno d’oggi, ancora una volta, senza alcuna logica, senza capo né coda né alcun sostegno morale, ognuno dice la sua, afferma, sentenzia, conciona. In un uso smodato dei ‘social‘, condito da lazzi, insulti, turpiloqui, degni del più classico vaudeville..
Ognuno esalta sé stesso, attribuendosi vittorie o meriti politici che nella realtà effettuale non potrebbero ormai essere conseguiti che congiuntamente. Ricorrendo ad atteggiamenti tattici privi di ogni riconoscibile strategia, prescindendo da ogni scopo se non quello di occupare la scena, ognuno inventa la propria versione dei fatti. Stati Uniti, Russia e Cina hanno perso il reciproco collegamento, impedendo il coagularsi di una visone d’assieme, oscurando ogni prospettiva negoziale.
Nel risultante vuoto, politico più che giuridico, la deterrenza militare, la dissuasione politica, la persuasione diplomatica non riescono più ad incidere sul comportamento degli Stati. La stessa narrazione degli eventi è corrotta dall’incrociarsi di innumerevoli palesi distorsioni.
Trump può affermare che l’estromissione della Russia dal G8 avrebbe scatenato l’aggressione all’Ucraina, paragonare l’asserita ‘obliterazione’ della capacità nucleare iraniana a Hiroshima e Nagasaki, definire ‘infantile’ il comportamento di paesi in conflitto. Dal canto suo, Putin esita a farsi coinvolgere nella crisi con l’Iran, approfittando dalla distrazione mediorientale per continuare ad infierire sull’Ucraina. Netanyahu si intesta un precario cessate-il-fuoco, che prescinde dall’ulteriore necessaria percorso.
Quel che è peggio, l’asse portante euro-americano sta vacillando. Disertato dal suo membro più autorevole, il G7 non dispone più della necessaria forza di gravità. Nella NATO, l’azionista di maggioranza si gloria dell’annunciato spropositato aumento del contributo finanziario dei soci europei (che nessuno rispetterà), mentre l’articolo V ha perso la sua funzione di cardine dell’impegno comune.
L’Unione europea, diversamente impostata, non può che esprimere generici auspici, procedendo in ordine sparso, nell’illusoria prospettiva di un proprio esercito comune. (A casa nostra, abbondano i pacifisti senza se e senza ma, ad evidenti miseri fini elettorali. Dimentichi che la sicurezza è uno dei compiti dello Stato, anzi la premessa di quelli della sanità e l’istruzione!).
In tale generale confusione, si dovrebbe sperare immerso anche chi potrebbe azionare il fatidico bottone…