Stretta fra un Presidente palesemente fuori di senno e uno intransigentemente criminale, al cospetto di inestricabili guerre di sterminio, alquanto esiguo si rivela lo spazio per un’Europa alla perenne ricerca di sé stessa.
Sul piano interno, il contratto sociale che lega, sia pur diversamente, le sue componenti nazionali, dalla Romania all’Ungheria, persino alla Germania, passando per l’Italia, si va fragilizzando.
È come se, accomunandoci, la globalizzazione ci avesse poi spaventato, in un’agorafobia che ha finito col mordere la mano di chi l’ha generata. Le cosiddette ‘società libere’, in quanto tali permeabili, si palesano vulnerabili al confronto con la monoliticità delle autocrazie, che l’attuale disordine mondiale sono al contempo artefici e beneficiarie.
Nel progressivo scemare della capacità di aggregazione tanto del capitalismo liberale quanto del socialismo dirigista, le società democratiche stentano a trovare il comune denominatore che le mutate circostanze richiederebbero. Un’alternativa praticabile fatica comunque a manifestarsi. Il “Noi popoli”, incipit della Carta delle nazioni che nel 1945 si dissero ‘Unite’, ha ceduto il proscenio a Stati non più in grado di affrontare eventi che sfuggono al loro controllo
Ne risulta un fuggifuggi generale dalle regole democratiche, nel diffondersi di una rassegnata indifferenza alle vicende internazionali condito da un astensionismo elettorale sul piano interno. Nel rinchiudersi di ognuno nella propria tana, invece di trovare nuovo stimolo nella consapevolezza della comunità di destino, recuperando quella coesione e quell’istinto cosmopolita che da secoli contraddistingue l’Occidente.
Il confronto fra gli Stati-continente americano, russo e cinese parrebbe dover esigere l’Europa unita invocata dai nostri Spinelli e De Gasperi, dei quali abbiamo invece apparentemente dimenticato l’insegnamento. Alla cui fonte dovremmo tornare ad abbeverarci. Andrebbe recuperata la consapevolezza di chi siamo stati, chi siamo e chi vorremmo essere; ritrovare lo spirito che ha generato l’umanesimo e l’illuminismo.
“Forse una pace non è possibile”, si è rassegnato a dire persino l’autoproclamato taumaturgo Trump. Uno scontro generalizzato non sembra peraltro emergere all’orizzonte, quanto piuttosto la disgregazione dell’ordinamento internazionale liberale, pluralistico, compartecipativo. Il che poi si riduce alla medesima cosa.
Non possiamo comunque affidarci fatalisticamente allo Spirito Santo, nuovamente invocato nella Cappella Sistina!