Roma, caput mundi? 19/4

di 28 Aprile 2025

L’Italia potrà vantarsi di esser stata per qualche giorno il crocevia delle relazioni internazionali.

Dopo il viaggio della nostra Premier alla Casa Bianca e la visita pasquale a Roma di quel Vice Presidente, la Città Eterna ha accolto le personalità dell’intero mondo per le esequie del Pontefice. Fornendo persino l’occasione per un breve colloquio nella stessa Chiesa di Pietro fra Trump e Zelenski; alla quale ha fatto seguito una più approfondita consultazione fra quest’ultimo ed i suoi colleghi francese e britannico.

Uno spettacolo ‘urbi et orbi’ che dovrebbe aver enfatizzato le inascoltate esortazioni del Pontefice appena scomparso. L’unico che, ce ne rendiamo conto soltanto ora, abbia tentato di rappresentare il punto di riferimento obbligato per i presunti ’padroni del mondo’, quanto per le aspirazioni dei ‘periferici’.

L’assenza di Putin a piazza San Pietro (insignificante quella di Xi) ha illustrato l’attuale emarginazione dell’esponente della cristianità ortodossa. Per l’intransigenza del suo atteggiamento in Ucraina, che la presunzione di Trump non è riuscita ad allentare. Il che dimostra quanto l’indispensabile cessate-il-fuoco senza condizioni, premessa per la necessaria pace ‘giusta e durevole’, richieda un più esteso coinvolgimento internazionale. Per scongiurare il ‘vae victis’ preteso da Putin e ricomporre  l’Europa, rigenerandone il patrimonio di valori dei quali la Chiesa di Roma rimane custode.

Circostanze tutte (alle quali si potrebbe aggiungere lo svolgimento nella capitale di una delle fasi del ripreso negoziato con l’Iran, dal quale l’Italia si era a suo tempo estraniata) che dovrebbero risvegliare l’interesse nazionale per le questioni di politica estera. Dalle quali più che mai dipendiamo. 

La missione a Washington della nostra Presidente del Consiglio può aver valorizzato le presunte affinità elettive di un ‘rapporto speciale’. Si trattava soprattutto di accreditarsi per ottenere i galloni di statista, nell’interesse nazionale oltre che personale. Da far valere soprattutto in ambito europeo. 

Un’operazione riuscita per ora soltanto a metà, che andrà pertanto ulteriormente esercitata in ambito europeo e nei confronti del nostro più immediato vicinato. Dove ci siamo invece subito astenuti dal partecipare alle riunioni del costituendo formato E3, fra Francia, Regno Unito e Germania, sulla questione ucraina. Per la persistente assenza di una coalizione governativa sufficientemente coesa.

“Faremo del nostro meglio per fare l’Occidente ‘great again’, ha abilmente detto a Trump la nostra Premier. Un’esortazione che non potrà far a meno di un più convinto concorso di una nazione, la nostra, che dovrebbe tornare più costruttivamente nell’alveo di un’Unione da rendere più coesa e pertanto più convincente ed influente.

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