Il dialogo fra sordi

di 3 Aprile 2025

Il negoziato fra i due presunti Superman sulla questione Ucraina non è stato nemmeno innescato.

Non ne è stato ancora stabilito l’oggetto, se solamente un temporaneo cessate-il-fuoco o lo scopo finale da raggiungere. I sondaggi americani, a Gedda e a Mosca, sono serviti soltanto a chiarire l’indisponibilità di Putin ad alcuna soluzione di compromesso.

Sempre più chiaro è che il negoziato non può ridursi alla mera transazione fra due bulli, dovendo invece tendere alla ricomposizione del sistema continentale, e conseguentemente di quello internazionale, intenzionalmente violati dall’aggressione di Mosca.

L’unico scopo di Putin, ripetutamente dichiarato, è di ottenere dal tavolo negoziale quel che non è riuscito a conseguire sul campo di battaglia: non soltanto il possesso dei territori conquistati, ma un cambio di regime a Kiev (da affidare provvisoriamente alle Nazioni Unite!), con la delimitazione di una sua sfera di influenza esclusiva.

Da parte di Trump, peraltro, palese è l’assenza di una specifica agenda. Alle prese con l’irremovibilità del suo interlocutore, dimostra di non disporre nemmeno lui delle ‘carte’ che imputava a Zelenski di non avere.

Carte che l’autocrate della Casa Bianca potrebbe ottenere soltanto qualora fosse latore di un più ampio mandato internazionale. Specie da parte degli europei, finora esclusi tanto da Washington quanto da Mosca.

Hannah Arendt diceva che “il potere autentico non risiede nella forza, ma nella capacità di creare nuove possibilità”. Non quindi nella capacità di imporre la propria volontà, quanto in quella di aggregare le intenzioni politiche. I fatti dimostrano d’altronde quanto l’unilateralismo contrasti con ogni aspirazione ‘imperiale’. 

In sostanza, la ‘palla’ rimane nel campo di un’America che, in quanto perno del sistema internazionale, ha bisogno dell’Europa tanto quanto l’Europa non può fare a meno dell’America. Specie per l’indispensabile sistemazione del continente europeo, che la Guerra fredda ha per oltre mezzo secolo tenuto in sospeso.

Una situazione che soltanto la tornata elettorale americana di medio termine parrebbe poter sciogliere. Prolungando al novembre dell’anno prossimo la tragedia ucraina, ma aprendo forse qualche spazio alla ricomparsa dell’Europa unita.

E dell’Italia? (Incomprensibile l’utilità di un monologo a tre voci sulla “Nove” fra il sornione Travaglio, l’ineffabile Orsini e, sorprendentemente, la figlia di Spinelli, sull’asserita incostituzionalità del soccorso all’Ucraina).

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