Oltre lo specchio

di 21 Febbraio 2025

Nel 1941, sul suo Life Magazine, Henry Luce si oppose all’isolazionismo sostenendo che “noi americani siamo infelici, siamo nervosi e apatici … La nazione più potente e vitale dovrebbe accettare la funzione di leader mondiale: Il ventesimo secolo deve diventare il secolo americano”.

A giudicare dalle dichiarazioni del neo rieletto Presidente, quel secolo è definitivamente trascorso. Come Alice, stiamo assistendo ad un mondo rovesciato, ‘oltre lo specchio’. Una parodia della geopolitica.

L’affarista immobiliare autoproclamatosi visionario pacificatore ha sùbito scoperto le sue carte, gettandole alle ortiche: liberandosi da ogni coordinamento con gli alleati europei, accettando le pretese del suo antagonista e, come se non bastasse, accusando il “dittatore” ucraino di aver provocato un “ridicolo” conflitto! 

Non vi sarebbe quindi nulla da negoziare, se non la presa d’atto dell’accaduto nell’affermazione di presunti “interessi geopolitici comuni”, in un ricostituito rapporto bipolare a spese dell’Europa. E’ come se, in un’inversione dei ruoli, il novello messia d’oltreatlantico pretendesse da Mosca il riconoscimento di una ‘America Great Again’. O, in una pari inversione del corso della Storia, come se si proponesse di sottrarre la Russia alla strategia della Cina.

La questione ucraina non potrà tuttavia considerarsi risolta. La Russia incorporerà l’intera fascia dei territori conquistati lungo la costa del Mar Nero, e impedirà l’adesione alla NATO di uno Stato ridotto in condizioni di ‘crisi congelata’. Ma avrà definitivamente perso ogni prospettiva di riconciliazione con un popolo dichiarato ‘fratello’ che ha massacrato per un triennio. 

L’ordinamento internazionale come l’abbiamo conosciuto durante l’intero, seppur travagliato, dopoguerra appare sconvolto, ma non necessariamente disfatto. L’Europa, che la Russia e ora l’America disdegnano, non può né intende partecipare alla contesa fra le grandi potenze. A cose fatte, sarà comunque l’Europa a doversela vedere con le conseguenze militari e politiche del ‘giorno dopo’.

La situazione continentale non potrà accontentarsi di un rammendo, in assenza di un abito nuovo che soltanto l’Unione parrebbe dover confezionare. I principi della sicurezza continentale registrati nell’Atto Finale di Helsinki di cinquant’anni fa non paiono esauriti né bisognosi della nuova ‘architettura’ che Putin, ripudiandoli, astrattamente invoca. 

La situazione ricalca quella verificatasi a Cipro nel 1974. L’aggressione turca divise l’isola lungo una linea etnica, ma non le impedì di essere accolta nel 2004 nell’Unione europea, né nel 2008 di aderire all’Euro. Non la soluzione ideale, naturalmente, ma nemmeno la rinuncia dell’Europa alla propria forza di gravità.

Significativamente, fu la prospettiva di adesione all’Unione Europea, non alla NATO, a provocare l’irrigidimento di Mosca, e la ‘rivoluzione arancione’ che ne risultò. Sarà sempre l’Unione che potrà accordare quei benefici economici e sociali, sostanzialmente politici, di cui necessiterà la ricostruzione di una nazione stremata.

(Restituendo se non altro ad Odessa la qualifica di ‘Riviera del Mar Nero’!)

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