L’accordo c’è. La popolazione plaude, in Israele e a Gaza, per la liberazione dei primi ostaggi.
La gestione delle ulteriori scadenze scaglionate nel tempo è affidata al successore di Biden, affrettatosi ad intestarsene il risultato, che si misurerà a modo suo con un interlocutore dalla dubbia autorità e credibilità. Dovendo ora dimostrare di saper/poter impostarne i seguiti, in direzione della reintegrazione del movimento palestinese, indispensabile premessa per il sempre evanescente obiettivo dei ‘due Stati’.
I problemi di fondo non sono stati infatti superati, nemmeno ancora affrontati. La prima amministrazione trumpiana confidò negli ‘Accordi di Abramo’ per sostenere a spada tratta le ragioni di Israele, incoraggiandone l’intransigenza a scapito della questione palestinese. Causa primaria della devastante reazione di Hamas.
La gradualità della procedura ora prevista dovrà vedersela non soltanto con la progressiva liberazione degli ostaggi. Essenziale sarà definire chi governerà, ricostruirà e garantirà la normalizzazione della situazione a Gaza. Sottraendone l’amministrazione ad Hamas, affidandola all’Autorità Palestinese sotto l’egida delle Nazioni Unite, con il contributo di una forza internazionale di pace.
Hamas ha già dichiarato di “non poter dimenticare né perdonare”, Netanyahu che non consentirà a Gaza di ridiventare un rifugio per il terrorismo, e lo stesso Primo Ministro palestinese che “non sarà accettabile altra soluzione” che il ristabilimento della propria autorità sulla Striscia.
Indispensabile sarà riuscire non soltanto a coinvolgere più apertamente Riad, cosa che non sembra essere fuori della portata di chi si appresta a tornare alla Casa Bianca, ma anche Teheran, che di Hamas e Hezbollah è stato per anni l’ispiratore. Impresa quest’ultima ben più ardua per chi stracciò l’accordo sul nucleare mirando all’estromissione del regime dei mullah dalle equazioni regionali.
La necessaria triangolazione richiederà esercizi di equilibrismo diplomatico che non paiono essere nelle corde del nuovo presidente americano.