Giri di valzer

di 10 Gennaio 2025

Lo sappiamo: nel dubbio, è all’America che l’Italia si aggrappa.

Salvo a denigrarne ricorrentemente il comportamento: una delle tante schizofrenie di una nazione che non ha ancora stabilito il proprio ‘ubi consistam’.

Non dovrebbe pertanto sorprendere l’improvviso precipitarsi del nostro Primo Ministro al soglio dell’imminente nuovo Imperatore americano, ‘imbucandosi’ in una riunione di suoi sostenitori. L’ottenuta investitura ad intermediario transatlantico per aver “preso d’assalto l’Europa”, è stata presentata trionfalmente nell’ennesimo autoincensamento nazionale. 

Si sarebbe parlato, chissà quanto concretamente, di Ucraina, di Medioriente, di dazi ma soprattutto, si è voluto enfatizzare, del caso della nostra giornalista presa in ostaggio a Teheran. Una questione sulla quale il nostro Primo Ministro ha voluto esporsi di persona, scavalcando le sedi istituzionali (ottenendo l’intero merito politico dell’ancor ambiguo esito),  

L’attivismo del nostro Premier prescinde comunque dal fatto che la stampella d’oltre Atlantico, oltre a non poterci realmente accreditare come alleato di riferimento, non può più valere da contro-assicurazione rispetto all’asse continentale franco-tedesco. Dissociandoci piuttosto dal tandem che continua a fungere da asse trainante della politica estera e di sicurezza europea. (Che la missione a Damasco dei Ministri degli esteri francese e tedesca, chissà perché in jeans!, per conto e a nome dell’Unione europea, ha confermato).

La presentazione dell’Italia come sponda americana in Europa rischia pertanto di danneggiare l’equidistanza della quale tanto ci vantiamo, prestando invece il fianco all’imputazione dei ‘giri di valzer’ che da sempre ci perseguita. A danno della nostra affidabilità internazionale e del tanto sbandierato interesse nazionale. 

Da vedere rimane quindi il comportamento di un’Italia che non può continuare a presentarsi divisa, tanto al governo quanto all’opposizione, rispetto a situazioni internazionali in accelerata evoluzione. Che il ritorno di Trump e l’esuberanza di Musk renderanno ancor meno prevedibile. 

Sempre più rilevante sarà l’importanza delle connessioni, non soltanto tecnologiche; nella connessa difficoltà di sganciarci dai condizionamenti d’oltre Atlantico. Che dovremmo semmai impegnarci a co-gestire responsabilmente, invece di affidarci al dominio, politico più che militare, altrui. (Inverosimile l’equiparazione fra Musk e Soros operata dal nostro Primo Ministro!)

P.S. Altro motivo di esagitata soddisfazione è stato il plauso, più che altro di incoraggiamento, decretato al nostro Ministro delle finanze, per i suoi “tentativi” di ridurre il “crescente” deficit italiano, con un piano di “lungo termine”.

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