«Non abbiamo dichiarato guerra alla Russia»

di 27 Settembre 2024

dixit il nostro Ministro degli Esteri. Indiscutibile sentenza, che non cancella l’altrettanto indiscutibile fatto che è la Russia di Putin ad avercela dichiarata. In Ucraina.

Al riparo del suo arsenale nucleare, come del suo diritto di veto all’ONU, Mosca ha inferto una grave lesione all’ordinamento europeo e internazionale. Dal cui equilibrio l’Italia molto più degli altri dipende.

In tema di sicurezza, consumatori delle iniziative altrui come siamo sempre stati con la sciagurata eccezione del fascismo, tanto la destra quanto la sinistra si presentano oggi parimenti spaccate. Compromettendo la tenuta dei nostri attracchi europeo (con il cacofonico voto espresso a Strasburgo) e atlantico (in apparente prudente attesa dell’esito elettorale americano), nonostante la nostra devozione al multilateralismo proclamata dal nostro Primo Ministro all’Assemblea di New York.

“Non esiste nel nostro paese un’opinione pubblica del nostro interesse nazionale”, osservava già cent’anni fa il nazionalista Federzoni. Ne va tutt’ora della nostra specifica identità e della nostra credibilità internazionale. 

Né possiamo proprio noi lamentarci che l’Europa non riesca a dotarsi di una politica estera e di sicurezza, di un esercito comune, a sostegno degli appena designati appositi Commissari. 

Quando il gioco si fa duro, si sa, i duri cominciano a giocare. In particolare in Ucraina, non tanto nei termini militari che Mosca vorrebbe imporre, bensì di assicurazioni per la sopravvivenza di un popolo risoluto a salvaguardare la propria indipendenza. 

Il ‘piano di pace’ proposto da Zelenski corrisponde a quanto i suoi spossati sostenitori occidentali parrebbero ormai disposti a concedere. Lo stesso Economist, espressione del pragmatismo anglosassone, sostiene che è giunto il momento di rassegnarsi alle conquiste territoriali russe, compensandole con l’inclusione della rimanente Ucraina nell’Unione europea e nella NATO. Replicando in pratica la situazione stabilitasi in Germania alla fine della guerra.

In attesa che, come avvenuto appunto in Germania, la Russia torni ad occupare responsabilmente il ruolo che le compete in Europa e nel mondo, se non altro quale membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Dell’Ucraina, però, Putin teme l’adesione all’UE ben più ‘contaminante’ di quella alla NATO. E’ l’Unione europea che deve pertanto impegnarsi con maggior determinazione nel promuovere la generale stabilità e prosperità in Europa. Nel costruire quel che nel 1989 Mitterrand  invocò come ‘Confederazione europea’ fra Stati membri dell’Unione e non, compresa la Russia.

Che Macron ha riproposto a più ampio spettro come ‘Comunità Politica Europea’, includente tutti gli Stati che nell’Europa si riconoscono. 

Alla quale l’Italia deve decidersi a concorrere con maggior convinzione.

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