L’uccisione in Siria di un altro dei suoi capi militari responsabili delle operazioni all’estero, dopo quella di quattro anni fa in Irak nei confronti del Generale Suleiman, con la spettacolare ma essenzialmente dimostrativa reazione iraniana hanno ridato visibilità alla collocazione e relative responsabilità di Teheran nell’attuale crisi mediorientale.
Finora, aveva evitato di esporsi direttamente, aizzando di preferenza, oltre ad Hamas, i suoi agenti Hezbollah e Houti, al nord e a sud di Israele. Il che si spiegherebbe con la persistente sua intenzione di trovare spazio nelle equazioni regionali, ponendosi a capo dell’ ‘asse della resistenza’ ad Israele , ma evitando di contrapporsi frontalmente all’emergente egemonia dell’Arabia Saudita.
In tal senso si spiegherebbe il sostegno del non arabo e sciita Iran ad un Hamas sunnita, da sempre inviso alla totalità dei paesi arabi che, con gli ‘Accordi di Abramo’, gli hanno voltato le spalle. Nella medesima strategia si collocherebbe la dichiarata ostilità dell’Iran all’esistenza di Israele, priva di ogni riscontro storico. Le stesse sue ambizioni nucleari erano originariamente rivolte a proporsi come estrema protezione esterna ad un mondo arabo palesemente diviso.
Teheran può aver interesse a preservare la posizione acquisita, ma non a far sì che la crisi mediorientale sfugga di mano in un tutti contro tutti, distogliendo l’attenzione da Gaza. Logica vorrebbe quindi che l’Iran rimanesse ai margini dell’attuale groviglio mediorientale, per raccoglierne qualche vantaggio strategico, che lo estragga dall’angolo in cui l’ha relegato il venir meno dell’accordo sul nucleare, che Trump ha stracciato.
Indispensabile garante della sicurezza di Israele, l’America non può continuare a supplire all’inattività altrui. Potendo semmai (Trump permettendo) persino tornare ad assistere il reinserimento dell’Iran nelle equazioni mediorientali.
Importante è che, in quel che il politologo di origine iraniana Vali Nasr definisce ‘un negoziato da bazar’, Israele si decida a esplicitare i suoi scopi bellici ed i suoi propositi negoziali, precisando che essi consistono essenzialmente nell’estirpare Hamas, quale indispensabile premessa per la costruzione di un sistema mediorientale condiviso e stabile. Del quale lo stesso Iran potrà beneficiare.
Verso la più ampia ricomposizione dell’ordinamento internazionale. Come dimostrato dal fatto che la stessa Russia ha esortato l’Iran alla prudenza e che la Cina si era adoperata per una ripresa di normali rapporti fra l’Iran e l’Arabia saudita che aveva già dato qualche risultato incoraggiante.