Bruxelles, madre o matrigna?

di 5 Aprile 2024

Le grandi manovre sono iniziate per le prossime elezioni al Parlamento europeo. Consistenti, a quanto pare, non nell’indicare gli interessi e i programmi nazionali da far valere in quella sede, ma nel decidere come i nostri partiti si spartiranno la torta.

Gli Stati hanno praticamente delegato all’Unione la decisione sui temi (Covid, PNRR, sicurezza) di portata tale da non consentire una risposta nazionale. Spogliandosi però della responsabilità di narrarne le implicazioni sul piano interno. Determinando la diffusa convinzione che Bruxelles non sia che una burocrazia sovrapposta a quella nazionale. Non invece un’indispensabile cittadinanza supplementare, meritevole pertanto di fiducia e di sostegno.

In un’Italia come sempre confusionaria e distratta, dobbiamo renderci conto che l’esito delle imminenti elezioni europee si rivelerà determinante per il futuro del continente, così come per l’integrità dell’intero ordinamento internazionale.

Si tratterà infatti di assicurare che l’Unione europea sia in grado di presentarsi come un interlocutore a pieno titolo, con la visibilità e credibilità necessarie ad incidere sull’avvio a soluzione delle crisi moltiplicatesi nel suo stesso vicinato. Contribuendo alla necessaria ricomposizione dell’ordinamento (più che ordine) internazionale nel quale un numero sempre maggiore di Stati possano riconoscersi.

Priva di potenza militare, dovrebbe però avvalersi più efficacemente del potere politico di cui dispone nella sua qualità di unico attore internazionale composito, intrinsecamente multilaterale.

Un compito al quale l’Italia deve concorrere con maggior coerenza e continuità.

(In proposito, mi esprimo più diffusamente in un e-book edito da questa casa editrice diffuso dalla prossima settimana su tutti gli store digitali).

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