Ha vissuto Gesù la nostra vita umana? Perfettamente. Ha sperimentato la nostra morte? Senza alcun dubbio. La nostra redenzione dipende dal fatto che egli « è passato per ogni prova,allo stesso modo (nostro), fuor del peccato » (Eb IV,15). In Gesù vi era un’esuberanza infinita e una sacra inviolabilità, in virtù delle quali gli era possibile essere in tutto uno di noi e, nonostante ciò, in tutto diverso da noi; vivere la nostra vita, ma per ciò stesso mutarla e strappare così il pungiglione alla nostra vita e alla nostra morte.
(Romano Guardini)
Carissimi tutti,
eccomi a voi, nell’avvicinarsi della Pasqua, per un saluto caro, riconoscente, ricco di preghiera, beneaugurante. Il calendario di quest’anno colloca la Pasqua piuttosto presto, agli inizi della
primavera: mentre la natura timidamente si rinnova, dando i primi segnali della vita che riprende, la Pasqua arriva con un potente messaggio di vita, un messaggio che dice che la morte non ha l’ultima parola sulle nostre esistenze. Colui che si è caricato il dolore di tutta l’umanità, l’uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, colui che ha accettato l’ingiusta condanna di un tribunale umano, et non aperuit os suum, ha mirabilmente trionfato, esattamente come il Padre aveva trionfato sui cavalli e sui cavalieri degli egiziani che inseguivano gli israeliti in fuga verso la Terra a loro promessa.
Per chi crede la Pasqua e i giorni del Triduo che la precedono sono momenti intensi di vita e di preghiera,
perché si medita sul mistero della risurrezione di Gesù: se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede. Ma, prima di arrivare al trionfo della risurrezione, il Figlio di Dio deve passare attraverso l’umiliazione del patibolo, attraverso la solitudine, attraverso il tradimento dell’amico e il triplice rinnegamento di quel discepolo che, come il Maestro gli aveva annunciato nel magnifico e potente colloquio a Cesarea di Filippo, sarebbe divenuto la pietra sulla quale avrebbe edificato la sua Chiesa. Gesù si è fidato anche di chi sapeva che lo avrebbe rinnegato: è un bellissimo messaggio di fiducia nelle nostre fragilità, un messaggio che dobbiamo fare nostro, per le nostre vite. La gioia della Pasqua non è vissuta pienamente se non si fa memoria delle fragilità dell’uomo che Dio, attraverso il Figlio, si è caricato, non per farne motivo di disperazione ma per collocarle nell’ottica di una nuova luce di riscatto.
Nella luce del Risorto, allora, vediamo le tante solitudini della nostra epoca, vediamo gli sforzi di bene resi vani dalla prepotenza degli altri, vediamo il bisogno di cultura e di formazione soffocato da un’ideologia che vuole fare della scuola statale l’unica realtà educativa della Nazione, vediamo il prevalere della forza, delle armi, dei desideri per soddisfare i quali l’altro è reso schiavo, vediamo il prevalere di una cultura che non rispetta la vita e la sacralità della persona.
E, pur vedendo, giriamo la faccia, esattamente come davanti all’Uomo dei dolori che ben conosce il patire. Tuttavia noi sappiamo che, compiendo ogni giorno il nostro dovere, faremo in modo che la luce del Risorto illumini tutte le realtà che sembrano essere destinate ad una perenne tenebra.
Ecco dunque il mio augurio per la Pasqua di quest’anno: ognuno, nel proprio campo di lavoro e di
esperienza, attraverso l’impegno quotidiano, porti la luce della Risurrezione, per un reale cambiamento
della nostra società.
Auguri di Buona Pasqua, auguri di un rinnovato impegno per il cambiamento.
Con ricordo e gratitudine,
suor Anna Monia Alfieri
Grazie per gli auguri che ricambio per tutta la famiglia
Infiniti ringraziamenti per gli auguri Pasquali, che ricambio di cuore per tutta la famiglia