Una lettera all’aldilà

di 23 Febbraio 2024

Alexei,

Ricordo, quand’ero a Mosca, alle prese con il periodo brezhneviano, una persona che si presentò sulla Piazza Rossa con un cartello che diceva soltanto “Io sono io”. Fu subito arrestato e rinchiuso in un manicomio. Misura repressiva perfettamente logica, pensai: chi, se non un malato di mente, poteva allora compiere tale gesto insensato?

Il fatto mi tornò alla mente quando, quarant’anni dopo, ti presentasti al pubblico; con quegli occhi azzurri, di ghiacco, tipico sguardo -diceva Bettiza- del russo bianco.

Non un invasato, questa volta, piuttosto un ribelle sotto le sembianze di un folletto: sorridente, irridente le miserie umane. Emerso non da Dostoyevski con i suoi tormenti dell’animo, né dal fatalismo realista di Cechov, dal rassegnato Oblomov di Gonciarov. Da Gogol, piuttosto, con i suoi personaggi dell’altro mondo; o da Mayakovsk, sguaiatamente libero. Affratellato non al nostro Don Chisciotte, quanto allo spavaldo Cyrano de Bergerac.

Pienamente consapevole che il Cremlino non poteva tollerare la tua derisione, il tuo atteggiamento beffardo, potenzialmente più letali di un’opposizione politica argomentata. Né l’Occidente si sentiva direttamente coinvolto. Alla nostra solidarietà non hai d’altronde mai fatto diretto appello.

Affascinati dal rocambolesco tentativo di avvelenamento, interdetti dalla tua decisione di tornare poi nelle fauci del tiranno, spiazzati dal tuo buon umore dietro le sbarre, storditi infine dalla tua reclusione oltre il circolo polare artico. Rassegnati alla perenne lotta della popolazione russa fra occidentalisti e slavofili, in una nazione che Putin dichiara non appartenente all’Europa, bensì euro-asiatica,

Assieme a te, abbiamo continuato a sperare che la Russia eterna rinsavisse, risolvendo finalmente l’antico suo tormento fra anarchia e autocrazia. Che si decidesse a far parte della famiglia europea. Ci hai invece dimostrato che è ripiombata nell’antica barbarie. Bisogna con te continuare a fidare che una risata li seppellirà, piuttosto che la guerra?

Eroe indomito, della medesima pasta del nostro Matteotti, che proprio in questi giorni ricordiamo, nel centenario del suo assassinio. Con lui e pochi altri, rimarrai d’esempio per le nostre stesse future generazioni.

Te ne siamo grati.

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