Rivolgendo un appello ad Israele perché si astenga dal compiere atti in violazione della Convenzione sul genocidio, la Corte di Giustizia dell’ONU non si è per il momento pronunciata sull’accusa sollevata dal Sudafrica, pur avvalendosene per affermare le proprie prerogative in materia di tutela del diritto internazionale.
Definendo ‘plausibile’ il ricorso rivoltole dal Sudafrica, ha messo la sordina su quanto accaduto il 7 ottobre scorso e menzionato soltanto per inciso la questione degli ostaggi, riferendosi piuttosto ai rapporti delle varie agenzie dell’ONU, così come alle dichiarazioni del governo di Tel Aviv, per deprecare soprattutto il trauma umanitario che sta vivendo la popolazione palestinese di Gaza, riconosciuta come ‘specifico gruppo nazionale ed etnico’.
Riservandosi di emettere un rapporto definitivo dopo che Israele avrà presentato, entro un mese, le proprie controdeduzioni, ha forse contribuito a riportare l’intero sistema delle Nazioni Unite al proscenio di una questione che non può continuare ad essere lasciata al negoziato fra le due parti direttamente in causa, richiedendo invece l’intervento determinante dell’intera comunità internazionale.
Le sue considerazioni, dichiarate della massima urgenza, non potranno non essere prese in considerazione da Israele per garantirsi il perdurante consenso del mondo occidentale al quale appartiene, ma non appaiono peraltro poter incidere sul comportamento di Hamas, né sull’atteggiamento degli altri indispensabili attori internazionali, non soltanto arabi (ai quali ultimi la Corte si è pur rivolta in conclusione, facendo appello a ‘tutte le parti coinvolte’).
Non è certo alla Corte dell’Aja che ci si può rivolgere perché prenda atto dello sconvolgimento dell’ordinamento internazionale che il terrorismo internazionale ha deliberatamente prodotto dal fatidico 11 settembre. Che aveva trovato a Gaza un proprio fortino, a lungo considerato isolabile, mentre vi si era arroccato coinvolgendovi la popolazione civile, costruendo persino una rete di gallerie sotterranee.
Che a Gaza non si tratti di genocidio dovrebbe essere evidente dalla semplice messa a confronto con la sua definizione giuridica. Si tratta piuttosto ora di vedere se, in ambito intereuropeo, l’inedita iniziativa di un Paese del ‘sud globale’ aprirà la strada ad un’analoga imputazione nei confronti della Russia, il cui comportamento è dichiaratamente rivolto a contestare l’esistenza stessa dell’Ucraina.