Le emergenze sono tante, anzi, a volte, si ha la sensazione che la vita sia da trascorrere tra un’emergenza e l’altra. L’estate e il desiderio di vacanza hanno, però, l’effetto di un oppiaceo: si lenisce la sensazione di dolore ma non si risolve il problema. Io, come i tanti cittadini onesti di questo Paese, voglio che sulle emergenze i riflettori siano sempre accesi, per rispetto di chi, in quelle stesse emergenze, è coinvolto. In particolare, voglio che sul mancato riconoscimento del diritto alla libertà di scelta educativa le luci accese siano sempre puntate con determinazione.
Le scuole chiudono, gli studenti vanno in vacanza: tanti di loro non troveranno aperte le loro scuole a settembre. Il loro banco non sarà più occupato, ne troveranno un altro, in un’altra scuola, sempre che la scuola pubblica statale del loro paese o della loro città abbia la possibilità di accoglierli. Si sa: gli stipendi vanno pagati, le rate dei mutui vanno rispettate, le fatture dei fornitori vanno saldate. Certo il Governo ha a cuore la questione, i contributi stanziati arrivano, a volte in ritardo, ma arrivano. Occorre, tuttavia, cambiare radicalmente rotta: la logica del contributo, seppur importante fino ad ora, non basta più. Occorre porre al centro il problema e garantire, nei fatti, ai genitori una scelta libera della scuola per il proprio figlio.
Il contributo alla scuola deve essere sostituito con una quota destinata direttamente alla famiglia che sarà poi libera di spendere quella cifra presso una scuola pubblica, statale o paritaria, quella che meglio riscontra i principi educativi dei genitori. Il tutto, chiaramente, sotto lo sguardo garante dello Stato, in una chiara e trasparente rendicontazione.
È chiaro a tutti che nessuno vuole guadagnare dalla scuola, parimenti è desiderio di tutti che la scuola italiana finalmente funzioni, che gli standard di apprendimento siano conformi a quelli europei, che il denaro pubblico non vada sprecato, che i genitori possano trovare nella scuola un valido supporto e un punto di riferimento per la crescita dei figli.
Sono davvero eroici i Gestori delle scuole pubbliche paritarie, quelle, ovviamente, che chiedono rette inferiori al Costo Medio Studente, così come definito ogni anno dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, per non dividere la società, per non approfondire il solco tra chi è ricco e chi è povero. Si tratta di scuole che applicano tutti i principi dell’economia sostenibile per poter versare il dovuto ai propri dipendenti, rispettare gli impegni economici assunti con banche e fornitori, mantenere un livello di offerta formativa che sia di qualità, il tutto nella convinzione che valga assolutamente la pena sostenere ogni sforzo in vista del domani, perché la scuola è garanzia di libertà, perché lo studente di oggi è il cittadino consapevole di domani. Non esagero se trovo dell’eroismo in chi da dietro una scrivania, con gli occhi puntati allo schermo per analisi di bilancio e l’orecchio al telefono con direttori di banca o dirigenti degli uffici scolastici, cerca ogni soluzione possibile per mantenere aperta una scuola, il che significa pagare gli stipendi e mantenere alta l’offerta formativa.
L’eroismo è una virtù, certamente: eppure, questa virtù potrebbe essere applicata in altri fronti, se su quello della scuola si intervenisse con la riforma delle riforme, la riforma che l’Italia, unica in Europa, ancora attende da anni, ossia la garanzia della libertà di scelta educativa dei genitori, libertà dalla quale discende quella di insegnamento per i docenti, di apprendimento degli studenti. Una libertà generativa, dunque, come ogni vera libertà. E così la scuola pubblica italiana, statale e paritaria, sarebbe finalmente libera, autonoma, in linea con gli standard europei.
Ci sono dei momenti in cui un’emergenza è percepita con maggiore urgenza: l’estate, paradossalmente, fa percepire con maggiore virulenza quella educativa e scolastica. Chissà che tanti episodi di cronaca, così turpi e meschini, non si sarebbero potuti evitare grazie ad una scuola diversa, ossia una scuola libera che non concorre a creare sacche di disagio, povertà e discriminazione che generano senso di insoddisfazione e di rivalsa sull’altro. Il mondo della scuola è legato alla cultura ma anche all’economia, alla formazione ma anche alla sicurezza e alla tutela della legalità. È bene che tutti ce ne rendiamo conto e agiamo concretamente di conseguenza.
Faccio appello, in nome di un naturale sentimento di giustizia, al Governo, così come a tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, di introdurre finalmente la riforma tanto attesa; ugualmente, chiedo al sindacato e alle diverse realtà associative che gravitano attorno al mondo della scuola di appoggiare questa riforma, mettendo al centro di tutto il bene dei giovani e della nostra società. Di oggi e di domani.
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