Xi ha finalmente alzato il telefono con Zelenski. Posizionandosi meno ambiguamente, anche se non ancora limpidamente (siamo in Oriente…), rispetto ad una situazione, in Ucraina, che non corrisponde alla propria strategia, rivolta com’è ad occupare una posizione più eminente nell’ordinamento internazionale.
“La Cina vuole facilitare i colloqui di pace … Dialogo e negoziato sono la sola via d’uscita… Nel rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”, hanno detto a Pechino, appellandosi al “pensiero razionale”. Concetti generici contenuti già nel cosiddetto piano di pace in dodici punti, pubblicato due mesi fa. Non di disponibilità alla mediazione si può comunque ancora parlare.
Un’uscita pubblica tendente se non altro ad indicare che la dichiarata ’amicizia’ con la Russia non può funzionare a senso unico. Ma tanto Washington quanto Mosca hanno manifestato il loro scetticismo, l’uno in senso esortativo, l’altra stizzita. L’iniziativa non può infatti di per sé sbloccare la situazione in cui Putin si è cacciato, potendo invece eventualmente stimolare quel più esteso ‘club della pace’ evocato dal brasiliano Lula.
Si tratta quindi ora di vedere se e fino a che punto il Cremlino potrà risolversi ad accettare i più miti consigli espressi persino dal suo ingombrante vicino orientale. Da quella Cina che con Mosca, nonostante le affinità ideologiche, non ha mai avuto rapporti sereni, dai ‘Trattati iniqui’ imposti nell’Ottocento anche dallo Zar, al conflitto aperto con Mao lungo il confine dell’Ussuri, alla fine degli anni Sessanta.
Un confine condiviso anche con gli Stati tornati indipendenti in Asia Centrale, nei quali la nuova ‘Via della seta’ di Pechino va infiltrandosi (suscitando le criptiche esternazioni di alcuni suoi diplomatici…). L’identità ‘euroasiatica’ della Russia, proclamata da Putin per non perdere l’aggancio al suo ‘ventre molle’ centroasiatico e alla Cina, può pertanto dimostrarsi velleitaria, aggravando l’isolamento internazionale del Cremlino.
Improbabile comunque è che gli Stati Uniti e l’Europa, chiamati direttamente in causa da Mosca nella crisi ucraina, possano avvalersi dell’iniziativa di Xi. È soprattutto nei confronti di un ‘terzo mondo’ ri-etichettato ‘Sud globale’, che Pechino gioca infatti le sue carte. Aprendo semmai la strada ad una più chiara presa di posizione in ambito G20, che l’India attualmente presiede.
Nel frattempo, mentre Mosca non allenta le proprie operazioni militari, Washington e l’Europa attendono lo svolgersi degli eventi, che potrebbero condurre alla sospensione dell’annunciata controffensiva militare ucraina. Sarebbe un importante segnale.
La questione di Taiwan dovrebbe ritenersi quanto meno rinviata.