“So di poter contare su di Lei per far ritrovare la ragione alla Russia”, ha detto senza mezzi termini Macron a Xi durante la sua visita a Pechino, aggiungendo che lo scopo dovrebbe essere quello di “riportare tutti al tavolo dei negoziati”.
La dichiarazione comune registra l’impegno di “sostenere ogni sforzo in favore del ritorno della pace in Ucraina, sulla base del diritto internazionale e degli scopi e principi della Carta delle Nazioni Unite”. Il che non ha impedito le solite critiche sul protagonismo di Macron e sull’inanità dell’Europa.
Che la Cina abbia accolto in pompa magna i Presidenti di Francia e della Commissione europea la dice comunque lunga sul suo diverso atteggiamento rispetto a una Russia ostinatamente barricata dietro alle mura del Cremlino. A Washington si manifesta il timore che lo scopo di Pechino sia il ‘divide (gli USA dall’UE) et impera’. Mentre Mosca dichiara che la Francia non può atteggiarsi a mediatrice, giacché è “coinvolta nel conflitto in corso, indirettamente o direttamente” (al Cremlino, evidentemente, non si sa bene fino a che punto imputarla…).
Vero è che, nel presentarsi in veste di interlocutore politico sulla questione ucraina, il Presidente francese ha portato con sé un’imponente delegazione di industriali. Coprendosi le spalle con la presenza della Von der Leyen. (Si deve presumere che all’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione, Borrell, previsto presto in visita a Pechino, non verrà accordata una pari udienza).
Sul versante politico-strategico, Macron si è avvalso anche di una giornata di separati colloqui bilaterali a Canton per far valere gli interessi francesi nel Pacifico, legittimati dai suoi presidi a Tahiti e Nuova Caledonia. Alla Presidente della Commissione è stato affidato il compito di riaffermare i propri irrinunciabili principi, nel far tuttavia leva sui reciproci ingenti interessi economici. Sintomatico è che proprio al nuovo Ambasciatore cinese presso l’Unione europea sia stato affidato il compito di affermare che la recente visita di Xi a Mosca è stata ‘deliberatamente mal interpretata’, con la precisazione che, sulla ’complicata questione’ ucraina, la Cina non ha preso posizione a favore della Russia.
Diffusamente criticato è stato comunque il reiterato tentativo di Macron di affermare la ‘autonomia strategica’ dell’Unione Un’ambizione corrispondente alla specifica natura e indole europea, di ordine preminentemente politico, distinta da quella degli Stati Uniti, di natura militare. Nei confronti tanto della Cina quanto della Russia, le circostanze internazionali suggeriscono di innescare una divisione dei ruoli fra un’America intransigente e un’Europa accomodante. Nella migliore tradizione della diplomazia: persuasiva, normativa, piuttosto che negoziale, meramente transattiva.
“Invece di essere testimoni, dobbiamo diventare protagonisti”, ha ribadito l’irrequieto Presidente francese. Rimane però sempre da vedere se e come Mosca si dimostrerà disposta ad accedere alle crescenti esortazioni della comunità internazionale. Estraendosi dall’auto-isolamento nel quale si è progressivamente rifugiata.
Rivolgendosi a un gruppo di Ambasciatori che gli hanno appena presentato le credenziali, Putin ha detto che “la Russia è aperta a partenariati costruttivi con tutti i paesi… non si isolerà da nessuno… è favorevole alla costruzione di relazioni con gli Stati Uniti basate su principi di uguaglianza e non interferenze negli affari interni”. E’ all’UE che ha invece imputato di “aver avviato il confronto geopolitico con la Russia” (sic!).
Sull’Ucraina, ha però riconosciuto che “la situazione nelle nuove regioni della Federazione russa [oltre alla Crimea e al Donbass, si deve presumere anche le provincie parimenti annesse di Kharkiv e Kherson?] rimane tesa”.
Flebili segnali di novità.