Fino alla caduta del Muro, l’Italia non aveva avuto bisogno di una propria politica estera. Oggi, immersa com’è in cose più grandi di lei, non può farne a meno.
Ne abbiamo scritto ricorrentemente. Sul Corriere della Sera, anche Guido Santevecchi sostiene che “il problema principale dell’Italia è stato senza dubbio la mancanza di una visione e di una conseguente pianificazione strategica perseguita con coerenza nel medio e lungo termine”. Al primo appuntamento internazionale del nuovo governo, le nostre pecche sono venute rovinosamente a galla.
Il nostro Primo Ministro, recatasi a Stoccolma per ‘rendere omaggio’ alla presidenza svedese dell’Unione, quando sarebbe spettato a quest’ultima di venire a Roma, passata poi rapidamente a Berlino per un’inconcludente ‘photo opportunity’ con Scholz, esclusa dalle consultazioni transatlantiche in materia di sussidi pubblici alle imprese, dimentica infine del Trattato del Quirinale (commemorato nella sede diplomatica francese invece che nell’omonimo Palazzo presidenziale), ha finito col portare al calor bianco l’incauto dissidio con Macron. Accusato questa volta, non di indisponibilità in materia immigratoria, bensì di aver ricevuto a cena, assieme a Scholz, l’ucraino Zelenski!
Ignara del fatto che, in materia di iniziative diplomatiche nei confronti della Russia, Francia e Germania sono sempre state all’avanguardia, dai tempi dei due accordi di Minsk del 2014 e ‘15, nell’ambito del cosiddetto ‘Gruppo di Normandia’, a nome e per conto dell’Unione europea, la nostra inesperta Primo Ministro ha scavato ulteriormente il fossato che ci divide dai nostri partner essenziali.
Con tanti saluti all’integrazione politica europea, della quale siamo stati fra i padri fondatori, ma della quale non riusciamo più a tenere il passo, né a determinarlo. La tanto sbandierata fedeltà atlantica non può di per sé bastare a sostenere gli equilibrismi di un governo di coalizione in materia di guerra in Ucraina.
Come se non bastasse, la nostra immagine internazionale è stata ulteriormente offuscata dall’improvvida apparizione a Sanremo del Presidente della Repubblica assieme ad un comico interprete della Costituzione e ad una ‘influencer’ esibizionista, mentre il medesimo palcoscenico veniva negato al Presidente ucraino. In un palese, goffo tentativo di ‘distrazione di massa’, in un momento internazionale che richiederebbe ben altre ostentazioni, e più accurati schieramenti strategici.