Ancora una volta, come alla fine della guerra, come al momento del ‘compromesso storico’ fra DC e PCI, la nostra diplomazia sarà chiamata ad illustrare ai nostri partner ed alleati la fisionomia di una nazione che tarda a trovare il proprio ‘ubi consistam’ all’interno e, di conseguenza, verso l’esterno.
Una nazione che non ha ancora fatto i conti con il proprio complicato passato, con i relativi persistenti residui; che fatica pertanto a guardarsi attorno, per poter andar avanti. Che dovrà ora presentarsi con un abito nuovo nei ‘salotti buoni’ occidentali, oltre che nel ‘labirinto’ internazionale. Il rodaggio della nuova coalizione governativa sarà pertanto soprattutto di ordine interno, proprio per disporci ad affrontare le urgenze internazionali, necessariamente d’intesa con i nostri partner e alleati.
Significativamente, gli incarichi più impegnativi, come l’interno, il lavoro, la salute, i giovani, la cultura sono state lasciate alle cure di tecnici; non invece quelli di diretta rilevanza internazionale, come l’economia e gli esteri, che rimarranno eterodiretti. Il cui assolvimento non potrà comunque prescindere da quell’indirizzo governativo che, dopo anni di comoda contestazione dagli spalti dell’opposizione, la destra dovrà oggi più accuratamente definire.
Lo scudo verso l’esterno assicurato da Draghi avrebbe dovuto fornire l’occasione per riassestare gli schieramenti politici, in una migliore definizione delle nostre aspirazioni in un mondo in drastica transizione. Così non è stato, con il vuoto strutturale, oltre che progettuale, che continua a risultarne. Per rimanere in carreggiata, è pertanto nei ‘guardrail’ economici e politici esterni, non nelle affermazioni programmatiche, che faremo ancora affidamento.
Uscita dalla ‘conventio ad excludendum’ che ha lungamente emarginato una formazione politica attestata su posizioni sovraniste se non autarchiche, è nell’affrancarsi apertamente dal proprio passato e nell’impegnarsi risolutamente nella solidarietà europea ed atlantica, che la destra potrà più credibilmente occupare quell’ala conservatrice che la DC ha abbandonato e poi Forza Italia dilapidato. Mentre, dal canto suo, anche la sinistra dovrà liberarsi delle sue anacronistiche tossine massimaliste.
Nel frattempo, ancora una volta, i nostri rappresentanti all’estero dovranno tentare di spiegare perché e come, nonostante l’esiguità della sua apertura alare, il calabrone italiano si ostina a sfidare le leggi dell’aerodinamica. Indicare soprattutto se, quando e come una nazione disordinatamente vitale si deciderà a superare la sua fase adolescenziale. E’ di credibilità e affidabilità che, ancora e sempre, sulla scena internazionale, per noi si tratta.
La Ferrari sarà la migliore macchina del mondo ma, per problemi organizzativi e di coordinamento, continua a non vincere.