Delenda Cartago!

di 3 Maggio 2022

Ogni considerazione sull’aggressione russa all’Ucraina deve partire dalle sue più evidenti conseguenze: da un lato, il deliberato massacro di quella popolazione civile, che ci induce a riesumare il concetto di genocidio; ma, dall’altro, le ripercussioni, politiche ed economiche, sull’integrità dell’intero sistema dei rapporti internazionali.

Di quale vittoria si potrà mai parlare? Al Congresso di Vienna, al termine delle scorribande napoleoniche, il Principe di Ligne  osservò che “i vincitori sono stanchi quanto i vinti, e non sanno mai fino a che punto sono vincitori”.

Gli scopi di guerra russi non sono mai stati compiutamente esplicitati. Con l’aggressione all’Ucraina, Mosca ha stracciato il progetto di ‘Nuova architettura di Sicurezza Europea’, presentato nel dicembre scorso (agli Stati Uniti, non all’Unione europea), limitandosi ora a chiedere il riconoscimento della secessione delle regioni del Donbass e Lugansk occupate dal 2014, e dell’annessione della Crimea, avvenuta nella medesima occasione, senza che la NATO ritenesse di poter intervenire.

Si deve pertanto presumere che la devastazione dello Stato che dichiara fratello, Putin non miri più al dichiarato proposito di restaurare il ‘rapporto trinitario’ fra slavi, comprendente anche la Bielorussia, bensì a stabilire un altro anello di quella ‘cintura di insicurezza’, dalla Bielorussia al Caucaso, di cui intende circondarsi, le cui ‘crisi congelate’ costituirebbero un nuovo vallo nei confronti di un estero che considera ostile. Isolandosi implicitamente dall’intero mondo in evoluzione circostante.

Il risultato è che, in questa riedizione della Guerra fredda, l’America è costretta a rimanere in Europa, impedendole di dotarsi di quell’autonomia strategica che andava rivendicando. Ciò costringe comunque l’Unione europea a dotarsi di una politica estera e di difesa comune, che rafforzi la propria credibilità di interlocutore politico, quanto meno a livello continentale.

Importante comunque è che l’Unione europea abbia ritrovato le ragioni della sua esistenza, che le potenzialità dell’OSCE siano state riscoperte e che, alle Nazioni Unite, il comportamento della Russia sia stato inequivocabilmente denunciato. L’astensione di Cina, India, paesi arabi e altri rappresentanti del residuo ‘terzo mondo’, più che indifferenza, rappresenta la loro riluttanza a lasciarsi coinvolgere in una questione che riguarderebbe soltanto gli europei.

Per gli Stati occidentali, ai quali spetta conservare un barlume di lucidità, è pertanto più che mai impellente operare per la riaggregazione degli Stati rimasti a lungo ai margini della Guerra fredda, dall’India all’Australia, dal Mondo arabo all’Africa, all’America Latina, perché contribuiscano a contenere l’irruenza di una Russia che par aver perso la coscienza di dover onorare il suo status di membro permanente del Consiglio di Sicurezza.

Riconducendo l’intera comunità internazionale sulla strada indicata dalla Carta dell’ONU, che Mosca (non così Pechino) si ostina ad osteggiare.

(Raccomando infine il molto esauriente volume di Giorgio Cella, “Storia e geopolitica della crisi ucraina”, pubblicato da Carocci)

Facebook Comments Box

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

« »