Sorprendente, o forse no, è quanto il nostro dibattito nazionale in merito alla questione ucraina continui a ruotare attorno alle responsabilità dell’America, della NATO (e implicitamente nostre, succubi come asseritamente continuiamo ad essere di ambedue), invece che su quelle di chi ha prodotto e continua ad alimentare la tensione che stiamo vivendo.
In un’inversione dell’onere della prova, come ai tempi della propaganda comunista della quale, a differenza dei principali partner europei ai quali vorremmo commisurarci, dimostriamo di essere ancora infetti.
La NATO, si dice, avrebbe esaurito la sua funzione di alleanza difensiva opposta ad un’Unione sovietica che non esiste più, e dovrebbe pertanto essere andata in pensione da quel dì.
Che l’Alleanza atlantica abbia avuto una natura esclusivamente difensiva è dimostrato dal fatto che non ha mai, dicesi mai, intimidito nessuno dall’altra parte della ‘Cortina di ferro’, né mai reagito militarmente agli interventi di Mosca a Berlino nel 1948, a Budapest nel 1956, a Praga nel 1968. Fin quando, stremata, con Brezhnev Mosca accettò le norme di condotta paneuropee concordate con l’Atto di Helsinki del 1975, istitutivo della CSCE.
Chi ha vissuto ad occhi aperti, invece che distrattamente, nell’indifferenza, quel che è accaduto dalla caduta del Muro sa che la NATO ha assicurato il mantenimento dell’impegno americano al fianco degli europei, in funzione stabilizzante nel laborioso riassetto degli equilibri continentali.
Accogliendo in particolare gli Stati già membri del Patto di Varsavia (non le Repubbliche dell’ex-Urss, con la sola eccezione dei Baltici, la cui inclusione nell’Unione sovietica l’Occidente non ha mai riconosciuto), per rassicurare tanto loro quanto la stessa Unione europea rispetto ai temuti ritorni di fiamma di Mosca, che si stanno infatti verificando.
Continuando peraltro, la NATO, a non minacciare né reagire militarmente ad altre provocazioni e aggressioni messe in atto dalla politica dichiaratamente revisionista del nuovo capo del Cremlino, come quelle in Georgia del 2008, nel Donbass e nella Crimea ucraini del 2014 (per non parlare delle azioni di destabilizzazione extra-europee, in Siria, in Libia). Altro che deliberato allargamento per accerchiare la Russia.
Chi ha vissuto distrattamente le conseguenze della caduta del Muro; chi sorvola sulla circostanza che la promessa di non allargare la NATO fu fatta a Gorbaciov per scongiurare il disfacimento dell’URSS che poi invece avvenne modificando radicalmente la situazione geostrategica continentale; chi persino assimila l’attuale situazione attorno all’Ucraina con quella degli anni Sessanta a Cuba; chi si disinteressa anche del futuro dell’Unione europea; trascura quanto Putin abbia riportato l’Europa ai tempi della Guerra fredda.
Se l’Occidente euro-americano ha avuto una colpa nei suoi rapporti con la Russia, è stata piuttosto quella di aver preso alla lettera le dichiarate intenzioni di Gorbaciov. Non di malevolenza lo si può imputare; semmai di radicata fiducia nella ‘fine della Storia’.
In Italia soprattutto traspare il torpore della coscienza civica nazionale, nel nostro prolungato distacco dalle cose di questo mondo.