Inverosimilmente, i venti di guerra tornano a soffiare sull’Europa, un continente dilaniato da ripetuti conflitti durante un intero secolo che, con la caduta del Muro, credevamo archiviato. Dopo anni di stasi, la diplomazia è stata quindi riconvocata d’urgenza per tentare di allentare, se non proprio tagliare, il nodo gordiano che costringe le due ex superpotenze.
La possibilità di ‘resettare’ i loro rapporti dopo la prolungata incuria, di ristabilire un clima di comprensione, prevedibilità e reciproca fiducia, rimane una nebulosa distante. Da ambo le parti, attraverso le maglie delle intransigenti prese di posizione di facciata, non sono mancati alcuni segnali distensivi, ma non ne è ancora emersa una via d’uscita praticabile.
I ripetuti ammonimenti di ulteriori gravi sanzioni della NATO e dell’Unione europea, e l’assistenza militare che l’America e alcuni paesi europei hanno deciso di fornire bilateralmente all’Ucraina, fanno presumere che i negoziatori russi, apparentemente tuttora privi di articolate istruzioni, non abbiano ancora indicato quella disponibilità al compromesso che l’esercizio diplomatico esige.
“Incominciamo a capire meglio le richieste reciproche” ha detto il Segretario di Stato Blinken. “Lo capiremo quando avremo letto le risposte scritte a tutte le nostre proposte”, gli ha risposto, meno accondiscendente, Lavrov. Il contatto è stato comunque finalmente ristabilito, sotto gli occhi di un’opinione pubblica confusa e distratta che va svegliandosi malvolentieri dal suo torpore. Quel che è chiaro è che:
– La Russia intende palesemente restaurare il proprio antico spazio imperiale, pretendendo non soltanto il ristabilimento delle sfere di influenza stabilite a Yalta, ma persino il diritto di tutelare le popolazioni russofone ovunque si trovino, nell’eco sinistro di Monaco.
Rinnegando gli impegni presi nel 1975 con l’Atto Finale di Helsinki, poi nel 1990 con la ‘Carta di Parigi per una Nuova Europa’; nel 1993 a Budapest nel decretare la sovranità e integrità dell’Ucraina indipendente; e finalmente nel 1997 con l‘Atto di Fondazione’ dei rapporti fra NATO e Russia. Una cronistoria dimenticata dai più, ma che Blinken ha meticolosamente ricordato alla vigilia del suo incontro con Lavrov.
– L’impegno formale, ‘scritto’, preteso da Mosca in risposta al suo dettagliato progetto di una ‘nuova architettura di sicurezza europea’, oltre che privo di contropartite, prescinde dal coinvolgimento dell’Unione europea. Le cui iniziative hanno scarse possibilità di essere raccolte.
Prima di incontrare Lavrov, Blinken si era consultato con i suoi colleghi britannico, francese e tedesco, riferendo poi al Consiglio europeo. Dal canto suo, a conferma dell’intenzione di sviluppare una ‘autonomia strategica europea’, la Presidenza di turno francese dell’Unione ha chiesto la ripresa del negoziato in seno al ‘formato Normandia’, che vanamente impegna Francia e Germania affiancate a Russia e Ucraina, per dare esecuzione agli ‘Accordi di Kiev’ del 2004 e 2005.
– Imputando alla coalizione euro-americana l’intenzione di accerchiarla e minacciarla, Mosca si rivolge tuttavia soltanto a Washington e alla NATO, argomentando il suo disinteresse per l’Unione europea con la recente affermazione di non appartenere all’Europa, alla quale oppone una sua identità euro-asiatica.
Un’indisponibilità che denota la preoccupazione, diventata primaria (altro che confronto alla frontiera occidentale), di non perdere rispetto alla Cina le sue credenziali nell’immensa sua propaggine siberiana (e in Asia centrale), che la questione kazakha può aver ravvivato.
– Se una riedizione della tutela bipolare di un’Europa succube delle decisioni altrui non pare pertanto ipotizzabile, la coesione euro-atlantica, per quanto indispensabile, non può bastare.
Alla stessa Unione europea spetta ormai il compito di affermarsi a Mosca come interlocutore indispensabile. Adoperandosi più energicamente, in base al suo ‘Partenariato orientale’ proclamato nel 2009, verso la formazione di un ideale stabile ‘triangolo equilatero’ fra Stati Uniti, Russia ed Unione europea.
Una notazione finale. Si trascura che l’impegno di non estendere la NATO, preso con Gorbaciov proprio per garantire l’integrità territoriale dell’Unione sovietica, fu poi vanificato da Eltsin che la disintegrò, determinando lo sconvolgimento geo-politico continentale al quale l’Occidente dovette commisurarsi: ‘Pacta sunt servanda, si sa, purché rebus sic stantibus.
I risentimenti della Russia non la autorizzano, comunque, a farsi giustizia da sé (a meno di voler rivalutare le ragioni dello stesso Hitler).