È ben chiaro a tutti che occorra far ripartire la scuola per tutti i nostri studenti. I Genitori italiani, dalle Alpi a… Lampedusa, cominciano a rendersene conto, e con un certo allarme ormai.
La curva della deprivazione culturale, senza un’azione frutto di consapevolezza comune, è destinata a crescere, costituendosi come anticamera della miseria morale e materiale, ancor più perché i nostri ragazzi saranno impegnati, negli anni futuri della loro maturità, a ripagare il debito contratto con l’Europa, necessario al nostro Paese per un radicale cambiamento e un progetto di rinascita ineludibile. Il covid, com’è noto, ha solo accelerato un processo già in atto.
Non è più il tempo di sterili polemiche o di rimpallo di responsabilità.
Fin dalle prime settimane di pandemia, quando si delineava il dramma della scuola italiana, oltre le incoraggianti circolari ministeriali sul valore intrinseco della didattica digitale integrata, è apparsa chiara, ed è stata richiesta nel corso dei mesi più bui e ad oltranza, la necessità vitale di un coinvolgimento non solo da parte del Governo e del del Ministero, ma anche delle singole Regioni, degli Enti locali, delle scuole paritarie e statali, e naturalmente dei Genitori, dei Docenti e di tutto il Personale Scolastico. E degli alunni. Si è andati in piazza, sono state effettuate centinaia di ore di dirette streaming, dibattiti, interviste, interrogazioni parlamentari.
È stato reso evidente che solo coinvolgendo le parti sociali, i sindacati, i dirigenti, i docenti, le associazioni, le famiglie, i singoli, la scuola sarebbe ripartita.
La drammatica necessità di esserci tutti è stata chiara a settembre 2020, quando la Scuola italiana è ripartita non solo a macchia di leopardo, ma con larghi strati di difficoltà proprio nelle aree più svantaggiate del Paese, ai danni di allievi intelligenti, ma orientati dalle circostanze a volgere al male le forze e le capacità giovanili. Un dramma e una ferita sempre più evidenti.
Oggi, con il governo di unità nazionale abbiamo tutti quanti invocato e giurato a Draghi la fiducia e l’impegno a riportare la scuola al centro del paese.
Abbiamo applaudito al Ministro dell’Istruzione Bianchi quando dichiarava che in merito occorre il coinvolgimento di tutti, per contrastare la povertà educativa, colmare il divario fra il Nord e il Sud e ristabilire le condizioni strutturali per consentire ai giovani di affrontare il futuro, da persone competenti. Tutte le forze politiche compatte e in modo trasversale si sono rese disponibili e trasversali quindi non si utilizzi la scuola per scaldare i motori per le prossime elezioni autunnali. Stavolta si vince o si perde insieme nessuno escluso.
Di recente però una pericolosa azione di convincimento sul “corpaccio” tende a far credere che solo le persone del presedente Draghi o del ministro Bianchi, novelli Spidermen, possano far ripartire la scuola martoriata del Paese Italia, che paga anni di incontrollati poteri sindacali, politici e burocratici, artefici dell’azzeramento proprio delle forze vive necessarie alla rinascita.
Solo in poche aree “sveglie” del Paese è stato compreso e attuato l’invito martellante da mesi a mettersi intorno ad un tavolo – a maggior ragione in questi ultimi cinquanta giorni dall’inizio delle lezioni – da parte di referenti di Regioni, Comuni, Associazioni, Parrocchie, scuole statali e paritarie, per fare la conta degli spazi che ci sono, consentendo di far ritornare i ragazzi in classe al 100%. Accordi, patti, locazioni, scambi, collaborazioni, intese, modalità di trasporto: di questo ha discusso chi ha a cuore il futuro dell’Italia.
In Lombardia da mesi si procede in tal senso: pare impossibile che proprio al Centro e al Sud, già martoriati da mesi di DAD e dove il bisogno è maggiore perché la malavita è in agguato per divorare i ragazzi, non si colgano le immense opportunità di fantasia, intelligenza e spazi che consentirebbero un alleggerimento della situazione.
In certe città, perle d’arte trascurate dall’ignavia di istituzioni civili ed ecclesiastiche, esistono migliaia di metri cubi di aule e corridoi sprecati e destinati al degrado, dove l’unica spesa preventivata è il risanamento dal guano dei piccioni.
Sinceramente, questa volta la responsabilità grave sarà dei singoli cittadini; è surreale pensare di chiedere l’autonomia scolastica e l’autonomia regionale di fronte a questa partita persa.