Emerge una marcata preoccupazione riguardo alla decisione di mantenere la didattica a distanza facoltativa nelle scuole della Puglia. Basterebbe una riflessione sui disastri di questi mesi a far cambiare direzione. In tutta Italia la scuola riparte in presenza progressivamente, ma non in Puglia e proprio nelle aree meridionali, che raggiungono il 16.7-21.5% della dispersione scolastica, contro una media italiana del 13.5% e una media europea del 10%. I danni sono evidenti a tutti.
I numeri forniti dal sindacato sono implacabili: dei 10.577 alunni in meno, solo 5.788 si riferiscono al calo delle iscrizioni alle prime classi rispetto allo scorso anno scolastico, di cui 1.562 in prima elementare, 1.812 in prima media e 2.414 al primo superiore. “La differenza – dice Verga – è sicuramente da ricondurre al dato della migrazione occupazionale e della dispersione scolastica, rispetto alle quali la politica regionale deve accendere i riflettori. Sono necessarie opportune strategie politiche per rendere il territorio pugliese appetibile alle nuove generazioni”.
Viene compromesso il pluralismo educativo che in Puglia è già ai minimi storici. La presenza delle scuole paritarie è pari al 4%, di conseguenza la Regione è condannata al monopolio educativo che ha un costo sociale enorme. Peggio: collassa la scuola statale che non è messa in condizione di anteporre il maggior interesse dei bambini e dei ragazzi. Insomma non ci guadagna nessuno: ci perdono le generazioni più giovani, condannate ad avere sempre meno competenze e quindi a diventare preda del padrone malavitoso, prossimo colonizzatore. A memoria futura, sia chiaro che non si potrà dare la colpa al Nord predatore o all’essere esposti ai mari e quindi senza confini certi; è un percorso scientemente perseguito in loco.
Proviamo a capire i limiti di una didattica a doppio binario, che presenta una premessa fondamentale: senza l’autonomia di fatto della scuola statale e la libertà alla scuola paritaria la didattica facoltativa non è una opzione, ma una condanna per i più poveri e i più fragili.
La didattica a distanza, soprattutto se mista, è sicuramente un grave danno per gli alunni, per motivi didattici, pedagogici, psicologici.
Didattici: l’impostazione didattica in presenza e a distanza è diametralmente opposta. La prima si basa sulla relazione che genera cultura, che è acquisizione affettiva, viscerale quasi, del bello, del vero, del giusto; la seconda sulla mera informazione inverificabile, in quanto disturbata da molteplici fattori e distrazioni, ma soprattutto dalla non idoneità e dalla disparità del luogo e delle condizioni di apprendimento. C’è casa e casa, device e device, famiglia e famiglia… A scuola i ragazzi hanno tutti una condizione di uguaglianza nella personalizzazione; chi sta a casa resta solo con le sue difficoltà e le sue miserie ed è condannato all’ignoranza e ad un analfabetismo della relazione culturale.
Pedagogici: la DAD implica, da parte del docente, un doppio binario di attenzione alla classe, reale e virtuale, che inevitabilmente penalizza chi non ha un rapporto diretto con il gruppo in presenza, cioè chi resta a casa. Soprattutto per la Scuola Primaria è una situazione molto inconcludente dal punto di vista educativo e formativo e si riversa sull’apprendimento e sulle relazioni tra pari e con il corpo docente.
Psicologici: il contesto è destabilizzante, in quanto innaturale, soprattutto nella modalità mista. Lo sforzo attentivo, sia da parte dei docenti che degli alunni, non favorisce un apprendimento sereno e offre spazio a frustrazioni e insoddisfazioni dannose soprattutto per i bambini/ragazzi. È accettabile in casi di reale emergenza (es. malattia, quarantena), ma con una prospettiva di termine a breve. Non come soluzione definitiva per l’anno scolastico. Senza contare la difficoltà del reinserimento nel gruppo classe in presenza: non sono rari i casi di “rigetto”, quasi di bullismo, nei confronti dei “fragili al di là dello schermo”, di quelli che “stanno comodi a casa mentre noi lavoriamo”, o peggio, di quelli che “non hanno il coraggio” di sfidare il virus… Dinamiche non estranee ai famigerati gruppi di WhatsApp dei Genitori…
Come se ciò non fosse sufficiente, la didattica mista in presenza/a distanza uccide il residuale pluralismo educativo presente. Le scuole paritarie serie sono destinate a sparire, con costi aggiuntivi per la didattica a doppio binario. Le LIM di ultima generazione in tutte le classi, la rete in grado di supportare il carico di dati, gli esperti addetti alla manutenzione e all’assistenza informatica sono spese rilevanti, di migliaia di euro. Una scuola che ha rette dai 2mila euro ai 3.500.00, contro un costo reale di 5.500 euro (costo standard di sostenibilità per allievo) e a fronte di 8.500 euro, che è il costo di un allievo alla scuola statale, non può che morire, o essere carpita da chi la farà diventare una scuola malavitosa.
E non è solo questione di spese per gli aspetti tecnico-informatici, problematici anche nella grande Bari: la DAD mista richiese un apparato di assistenze e di recuperi per piccoli gruppi classe, che sono impensabili per scuola serie, ma sostenute da un’utenza modesta.
In Puglia, a peggiorare la situazione, l’opzione familiare di scelta o in presenza o da remoto porta a far sì che ancora una volta la scuola non sia un ascensore sociale ma diventa ulteriore fattore di povertà e di discriminazione. Un disastro. Povera Italia…
Brava.
La scuola non interessa a nessuno e sono davvero pochi i fortunati che con la scuola ci ricavano qualcosa, per loro esclusivo merito e delle loro famiglie. 42 due anni di servizio nelle scuole superiori mi hanno insegnato che studenti di altissimo valore divenuti laureati di altrettanto alto valore, ancora a 40 anni vivono di lavori modesti e precari. Studenti brillanti, brillanti laureati, brillantemente addottorati vivono succubi di una burocrazia devastante e di un devastante precariato in ogni ‘ambito, che diventa allucinante all’interno del MPI, dove tutti i ministri pare facciano a gara a precarizzare la vita oltre che il lavoro. Smettetela di fare chiacchiere e banchi a rotelle e preoccupatevi di dare alla scuola quei valori che la renderebbero appetibile, ricercata e non abbandonata. Quando qualcosa si abbandona, vanno studiate le cause, ma sicuramente si abbandonano le cose che non hanno valore o a cui il valore viene tolto, anzi è stato già tolto da tempo, tanto che un qualsiasi pizzaiolo o un modestissimo chef ha nella realtà del vivere quotidiano una quotazione che un ottimo laureato e un altrettanto ottimo addottorato se la sognano soltanto. Guardate ciò che conta nella vita e vedrete come la materia sconfigge lo spirito 10 a 1 e non stupitevi più se i giovani abbandonano la scuola, che non offre spazi, aule e prospettive già fin dalla materna. Ringraziateli anzi i giovani che non devastino i centri di potere, sempre fraudolenti, nepotisti, clientelari! In realtà non lo potrebbero fare, perché il potere non ha dato e non dà loro gli strumenti intellettuali necessari alle vere rivoluzioni e ovviamente non li dà di proposito. Intanto però i figli del potere li acquisiscono nelle migliori università europee e americane per perpetuare l’egemonia di famiglia e/o di casta. Di una cosa peraltro sono convinto: almeno gli ultimi 10/12 ministri della pubblica istruzione hanno avuto a cuore la scuola italiana non più dei tanti studenti che l’anno abbandonata e continuamente l’abbandonano. I soldi al potere servono ad altro non ad istruire giovani che domani sarebbero capaci di calciare in culo politici e ruffiani del potere.