Non ne è stata data adeguata diffusione. Nel contestare le considerazioni rivoltele da Angelo Panebianco, la leader di Fratelli d’Italia, sul Corriere della Sera, le ha sostanzialmente confermate.
Verbatim:
– “milioni di europei, pur considerando l’Europa una grande occasione, si identificano in una diversa visione politica circa la sua integrazione”;
– “una visione dell’Europa basata su un modello confederale, alternativo a quello federalista, per una UE che condivida le grandi sfide – politica estera, difesa, mercato comune – e lasci maggiore libertà nelle questioni più prossime alla vita quotidiana dei cittadini”;
– “non si tratta di una tesi eretica, ma di una visione che ha avuto sempre più pieno diritto di cittadinanza ancor prima dei Trattati di Roma del 1957 e che noi ancora rivendichiamo: è il sogno di Charles De Gaulle, che parlava di una comunità di stati liberi e sovrani, l’Europa delle patrie che la destra italiana ha sempre incarnato”;
– “denunciamo, da patrioti, un assetto europeo incentrato ormai sullo strapotere di un asse franco-tedesco … penalizzando in particolare l’Italia … accettando in silenzio il trattato di Aquisgrana, in base al quale Francia e Germania si accordano fra loro sui grandi temi prima di affrontarli in ambito europeo”;
– “ricordo che un socialista come Mitterrand e un popolare come Andreotti erano fortemente contrari alla riunificazione tedesca”;
– “noi continuiamo a sostenere che l’unica Unione possibile tra i popoli europei sia quella basata su equilibri rispettosi degli Stati membri, nella consapevolezza di una identità comune che è anche destino comune”.
Un quanto mai esplicito, anche se alquanto astratto e contraddittorio, documento d’identità di un Partito che aspira alla guida della Destra italiana, attestatosi nel raggruppamento dei ‘Conservatori e Riformisti Europei’, euroscettici e antifederalisti. Prese di posizione esplicite, delle quali prenderanno atto i nostri interlocutori europei, per relegarci ulteriormente nel girone esterno degli aspiranti autarchici. Altro che la spada di Damocle, che continuiamo a paventare, di una ‘troika’ in materia economico-finanziaria.
Oltre un secolo fa, Visconti Venosta ci ammoniva ad essere “indipendenti sempre, isolati mai”. Lo sapeva anche Cavour. Ne erano consapevoli i nostri stessi padri fondatori della Comunità europea, ammaestrati dalle sciagure del Ventennio. Un’esigenza di cui si è tardivamente reso conto anche Berlusconi che, dopo essersi dilettato al governo con l’euro-critico ‘sovranismo’, torna oggi a professarsi ‘liberale’.
Una raccomandazione che si traduce oggi in un più prosaico “chi tocca i fili (europei) muore”! Ben oltre la questione di più o meno MES.