Uno specchio lontano

di 28 Ottobre 2020

In Libia, l’ONU ha raccolto ancora una volta le parti attorno al tavolo negoziale, tornando ad affermare le proprie ragioni. Sfidando, da un lato, quelle ‘tribù’ a riconoscersi in una medesima nazione e opponendosi, dall’altro, alle tante interferenze esterne che alimentano le divisioni interne.

L’impresa di unificare una nazione mai esistita nemmeno nell’Impero ottomano, dichiarata dall’occupazione italiana con l’antico appellativo romano di Libia, non riuscì nemmeno a Gheddafi, dichiaratosi infatti genericamente ‘leader’, mai Presidente, di una mal definita ‘Jamahiriya’.

Si dimentica che fu la sua implosione a determinare l’intervento internazionale, debitamente autorizzato da una Risoluzione delle Nazioni Unite, alla quale aderirono anche Lega Araba e Unione Africana. La guerra civile che ne è conseguita va attribuita non, come si dice, all’incuria occidentale, bensì agli appetiti contrastanti dei tanti attori esterni.

Fra i quali alcuni, a torto, annoverano gli stessi membri dell’Unione europea, non necessariamente sconnessi, bensì potenzialmente complementari: la Francia a fianco di Bengasi sorretta dall’Egitto, e l’Italia coerentemente, ma non costruttivamente, aggrappata alle Nazioni unite. 

Per l’ennesima volta, si tenta di imboccare l’unica strada possibile, quella multilaterale, sia pure ad opera di emissari dei quali si ignorano le effettive credenziali. Altrettanto ignota è la rispondenza di Russia ed Egitto, mentre la reazione della Turchia non è stata affatto incoraggiante.

L’antagonismo di Erdogan ha trovato persino un’altra sponda, erigendosi a difensore dell’Islam anche nei confronti del rigore dichiarato dal Presidente Macron verso la comunità islamica interna. Un atteggiamento assertivo, quello del Presidente francese, manifestatosi anche rispetto alla situazione attorno a Cipro e nel Nagorno Karabakh, che evidenzia le esitazioni degli altri europei.

Se non ancora in grado di presentare un fronte unito nei confronti delle tante fratture che contraddistinguono il suo vicinato mediterraneo, in Libia come nell’Egeo e in Medioriente, l’Unione europea dovrebbe trovare almeno il modo di sostenere le iniziative di coloro che si fanno alfieri dei valori liberali, nell’interesse proprio ovviamente ma, implicitamente, dell’Europa tutta.

Considerando che l’emergente aperto contrasto fra civiltà sta rivelando il disorientamento dello stesso campo arabo (come traspare persino dal boicottaggio dei prodotti francesi deciso da alcuni, al quale l’Arabia Saudita ha contrapposto quello dei prodotti turchi). E’ come se fossimo ancora al punto di partenza di un secolo fa, al momento del collasso dell’Impero ottomano, il cui ’specchio lontano’ continua a rifletterne i miraggi.

Lasciando peraltro all’Europa alcuni spazi per riproporsi con maggior determinazione nel comune ‘mare interno’.

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