Coronavirus e Cina: un occasione mancata o una opportunità? Occasione mancata perché la Cina ha avuto l’opportunità di mostrare al mondo intero che il modello di “socialismo con caratteristiche cinesi” poteva contenere elementi dal “volto umano”. I tank di sovietica memoria si sono evoluti, non c’è stata alcuna invasione fisica della corrispondente Piazza San Venceslao. I carri armati e i loro cannoni sono diventati fake news, uso strumentale del web per ammorbidire la delicata posizione della Cina nei confronti della pandemia del Coronavirus. Uso della propaganda (a volte anche becera, come quando è stato taroccato il video dei cori dai balconi) e a volte più sofisticata e sottile come la mask diplomacy. Sono stati denominati wolf warrios i fedeli diplomatici (ai vari livelli) che fanno pressione sui governi e diffondono voci infondate, il tutto per difendere Pechino e cercare di sollevarla dalle sue responsabilità. E’ dunque evidente come la Cina abbia imbastito tutte queste difese (anche attaccando) per cercare di arginare l’ondata di rabbia e rancore del mondo che, come in un incubo, sta subendo l’ondata sanitaria, sociale ed economica del Coronavirus Made in China.
E’ il caso di dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio: i paesi comunisti come la Cina, nonostante i tentativi di spacciarsi come un modello efficiente e non eccessivamente autoritario, conservano l’ottusità, la malvagità e la forma mentale da regime che li ha storicamente caratterizzati. Perché tanto astio internazionale verso la Cina? Non perché il Covid-19 viene da Whuan, quindi è Made in China, ciò che pesa sono le reticenze e la chiusura della Cina di fronte al propagarsi di un virus che in un mondo globalizzato si è presto trasformato in pandemia.
Deve essere chiaro un concetto: non a caso informazione fa rima con prevenzione. Il Coronavirus e i suoi nefasti effetti sono ancora oggi poco conosciuti: i grandi esperti si contraddicono tra loro, il vaccino sarà pronto non si sa quando, si sovrappongono proposte di miracolose cure. Insomma, nonostante gli sforzi e gli investimenti, dal punto di vista sanitario bisogna ancora percorrere molta strada. Ed è per questo che quando un fenomeno è invisibile, non conosciuto e con pochissimi significativi precedenti la migliore prevenzione diventa l’informazione e la collaborazione. La Cina ha mentito al mondo, come se il Coronavirus fosse una questione interna e non un virus che scavalca le frontiere.
Il mondo, così come è stato largamente dimostrato da alcuni studi, ha subito le nefaste e prepotenti decisioni di politica interna del governo di Pechino. La Cina è colpevole perché intrappolata nel suo illiberale sistema di governance che le ha impedito di comunicare immediatamente l’insorgenza del virus e chiedere collaborazione alla comunità scientifica internazionale. Ancora una volta, i sistemi democratici si sono dimostrati deboli e succubi e si sono fatti travolgere da un virus democratico a guida autoritaria. La Cina dovrà risarcire i danni provocati? Sarebbe auspicabile, ma il nostro diritto frutto e figlio della democrazia difficilmente riuscirà a scalfire il monolitico sistema comunista.
Gli Stati Uniti, repubblicani e democratici insieme, stanno votando norme che contrastano in patria l’espansione economica della Cina. Le imminenti votazioni presidenziali accenderanno gli animi: sarà scontro (confronto/scontro). La politica “indipendentista” di Taiwan (contro il concetto e l’idea di Pechino di “una sola Cina”), le dispute delle isole contese e armate nel Mar Cinese Meridionale, l’invio di unità della Marina Militare cinese nel golfo di Aden, la questione di Hong Kong non ancora risolta, anzi, più che mai attuale, il controllo delle rotte marittime. Da alcuni di questi ambienti potrebbero sprigionarsi scintille, che molto probabilmente rimarranno tali, circoscritte, comunque significative sfogo di comprensibili tensioni che da tempo covano sotto la cenere.
Da molti l’Italia è considerata il Cavallo di Troia della Cina, lo Stivale utilizzato per conquistare o indebolire l’Europa: divide et impera. E’ ormai chiaro come l’Europa sia e stia in mezzo (torna la logica dei blocchi contrapposti?) e sia anche una importante protagonista nel confronto globale. L’Europa con la Cina è prudente: pensa alla sua bilancia commerciale (soprattutto a quella della Germania), è alleata e a volte severa (ma non troppo). Il governo italiano, soprattutto i rappresentanti dei Cinque Stelle con il ministro Luigi Di Maio in prima fila, sono diventati buoni amici della Cina, non solo perché hanno firmato il tanto pubblicizzato quanto inutile Memorandum della Nuova Via della Seta, ma soprattutto in quanto sistematicamente dimostrano con azioni concrete un affetto corrisposto. Non è ancora ben chiaro quale sia il fine di tali corrisposte effusioni amorose.
Coronavirus: la Cina ha adottato una politica internazionale negazionista e di chiusura fallimentare le cui conseguenze pesano sulla salute e l’economia di tutto il pianeta. Le relazioni internazionali sono fredde, traspare uno spirito di rivalsa. Le catene di approvvigionamento vanno ripensate, così come l’organizzazione di modelli sociali e sanitari.